scuola di formazione politica e culturale ALEXANDER LANGER | ||||||||||||||||||||
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Trento, sabato 28 ottobre 2006 rassegna stampa Trento, 29 ottobre 2006 Dall’Islam all’America. Il salto dura un mese, alla scuola di formazione politica e culturale «Alexander Langer». Dopo l’incontro promosso il mese scorso con il professor Khaled Fouad Allam, ieri è stata la volta del professor Sergio Fabbrini, docente di Scienze politiche presso l’Università di Trento. Argomento della sua limpida relazione, presso la Sala Rosa del Palazzo della Regione, «Il sistema politico istituzionale degli Stati Uniti d’America». Il professore ha incentrato la sua riflessione sulla tensione esistente negli Usa tra democrazia e potenza. «Mai come in questo periodo – ha esordito Fabbrini – esiste una frizione tra democrazia interna e potenza politico-militare esterna. Per proporre una conciliazione tra questi due aspetti è necessario comprendere a fondo il sistema politico americano e la sua storia. Per quanto la situazione oltreoceano sia differente da quella dell’Europa o della Cina – ha poi precisato – l’espansione di uno Stato porta inevitabilmente a conseguenze analoghe al caso americano». Si è dunque inoltrato nella storia degli Stati Uniti, a partire da una precisazione sul concetto di democrazia. «La democrazia implica il riconoscimento di diritti civili, politici e sociali», ha sottolineato. Un passo mosso per la prima volta proprio dagli Stati Uniti, che ha portato alla redazione della Costituzione e successivamente della Carta dei diritti, nel 1791. «Una delle democrazie più consolidate sulla terra, mai interrotta da regimi autoritari, ma che non ha mantenuto le promesse». Di qui un dettagliato excursus sulle vicende politiche e militari degli Stati Uniti, accompagnato dalla puntuale illustrazione delle istituzioni chiave della politica americana. «Il sistema politico degli Stati Uniti – ha affermato – è frutto di una divisione orizzontale e verticale del potere. Quest’ultima dovuta all’autonomia degli Stati membri, la prima esplicata dalla compresenza di tre istituzioni: il presidente, la Camera dei rappresentanti e il Senato, poteri indipendenti ed equivalenti per la Costituzione, protetta dalla Corte Suprema. La salvaguardia della democrazia consiste proprio nel bilanciamento di queste forze». Cosa ha dunque creato questa frizione tra democrazia e potere? Tra le cause la decisione, dopo l’11 settembre di affidare al presidente la possibilità di intraprendere ogni decisione e iniziativa a suo giudizio necessaria. Crescita del potere presidenziale, correlata alla crescita economica e rispondente alla volontà di fronteggiare le «sfide esterne», che lo «legittimano ad interventi militari senza dichiarazione di guerra». La soluzione, per Fabbrini, è duplice. Da una parte sperare in un nuovo bilanciamento di forze, a breve, dopo le elezioni di «mid term» il 7 novembre, con l’inserimento di una nuova maggioranza democratica. Dall’altra un nuovo ruolo dell’Europa, «che dovrebbe porsi come contrappeso agli Stati Uniti». Un’amica, un’alleata, che, senza servilismi, possa avere il coraggio di segnalare anche gli errori degli Usa. «Solo in questo modo – ha concluso Fabbrini – potremo guardare al futuro del mondo con una prospettiva più ottimistica». |
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